domenica 31 ottobre 2010

Una breve (?) presentazione

Ciao a chi mi legge.


Tutto è nato tanti anni fa quando, circondato dagli amici delle mie due figlie, appassionate di musica come me, dispensavo sensazioni e giudizi sulla musica, richiamavo la loro attenzione ora su un assolo, ora su una parte del testo, oppure sulla ritmica. Vedere che loro pendevano dalle mie labbra, si cibavano di quello che divulgavo e venivano a cercarmi per saperne di più per me era estremamente gratificante.

Music was my first love, and it will be my last”- John Miles

Ho cominciato ad apprezzare la musica in tenerissima età. Il primo brano musicale di cui ho reminescenza è “Till… Fin Quando c’è il Calor” di Caterina Valente. 
Till fu stampata il 22/10/1959 (recentemente ho ritrovato la copia del 45 giri di mio padre), io sono nato il 17/05/1959. Più tenera di così!...

Successivamente, complici gli LP di papà, sono passato dalla musica leggera italiana a quella delle grandi orchestre (Ray Conniff, Bert Kaempfert, Burt Bacharach, ecc.), passando velocemente, tramite i miei fratelli maggiori, per i Beatles ed approdando finalmente, con l’aiuto degli amici del liceo, ai King Crimson, Genesis, Gentle Giant, Pink Floyd, Yes ed a tutto il Prog che sono riuscito ad ascoltare fino ad oggi, non disdegnando incursioni nella musica dei Weather Report, Mahavishnu Orchestra, Return to Forever, Brand X, Yellow Jackets, Pat Metheny Group, un po’ di New Age e qualche psichedelia qui e là.
Il primo album Prog che acquistai, senza neanche sapere cosa fosse il Prog, fu "Felona e Sorona" dei Le Orme. Per me fu letteralmente una folgorazione.
La nuova ondata di Prog (il cosiddetto Neo-Prog), che ebbe tra i suoi antesignani i Marillion, band di cui ancora oggi (nonostante le alterne vicende che ne hanno talvolta minato la qualità musicale) ho molta stima ed ammirazione, ha portato negli anni ’90 altri nomi di rilievo quali Porcupine Tree, Spock’s Beard, Flower Kings, Echolyn ed altri, che traggono ispirazione dai maestri degli anni ’70 e sfruttano le tecnologie oggi disponibili, riuscendo a produrre Progressive Rock di ottimo livello, anche se sovente peccano di originalità e talvolta di feeling.
Sebbene abbia ascoltato molta musica nel corso della mia esistenza (e molta ne ho suonata dietro ai tamburi che vedete in immagine…), il Prog è il genere musicale che preferisco ascoltare più di ogni altro, forse perché la sua base romantico-barocca, imperniata sulle ritmiche spesso in tempi dispari, gli assoli tirati allo spasimo, gli incastri musicali di inevitabile fascino e i vocalists ispirati e appassionati, riescono ad entrare più in sintonia con i “tratti somatici” del mio carattere.

Pur essendo in possesso di un discreto bagaglio di nozioni di base, non sono quello che si può definire un “esperto”: non ho nella mia testa date, luoghi e nomi e tutte quelle nozioni di cui fanno sfoggio i partecipanti ai quiz televisivi (e qualche amico appassionato più di me!).
Non sono uno “studioso”, perché acquisisco quasi unicamente le informazioni di cui sento il bisogno per approfondire la conoscenza di un musicista, di una band, di un filone musicale (in questo la Mailing List dei Marillion, di cui faccio parte dal 2000, e Internet, in quanto inesauribile fonte di informazioni, mi hanno reso un enorme favore). Il mio vantaggio è che non faccio fatica a ricordare ciò che apprendo, anche se mi capita di leggerlo di sfuggita….

Ritengo di non essere un ascoltatore “di nicchia”, perché ascolto con uguale passione diversi generi musicali, tentando di carpirne le “buone vibrazioni” e farle mie. 
Credo di essere un semplice appassionato e che la mia forza sia nell’ascoltare la musica con tutto il corpo, piuttosto che soltanto con le orecchie o con la testa, e questo mi trasmette un mare di sensazioni, talvolta fra loro contrastanti, come ad esempio un mix di energia e malinconia. Perchè l'energia viene dal corpo e la malinconia dalla testa!

Credo che la musica, qualunque essa sia, possa essere assimilabile ad una sorta di linguaggio universale e sebbene io ritenga che le sensazioni che si provano all’ascolto siano generalmente soggettive, immagino che alcune di esse siano invece comuni e condivisibili: soltanto che nessuno sa, in realtà, cosa prova un altro individuo ascoltando lo stesso passaggio musicale!
Non credo che esista, in tutta la bibliografia musicale, qualcuno che si sia cimentato nel descrivere le sensazioni che prova ascoltando la musica, quali sono i passaggi musicali, i riffs, gli assolo, le lyrics o le interpretazioni che più lo hanno catturato, coinvolto, ispirato, fatto soffrire, generato un vuoto allo stomaco ed alla testa, estesa o rannicchiata la sua essenza o, in modo virtuale, il suo corpo stesso.

Io tenterò di trasmettere le sensazioni che provo io, sperando di riuscire nel difficile compito di descrivere uno stato d’animo ora inebriato, ora sconvolto, ora allegro, ora disperato e le sensazioni fisiche e mentali che vi si accomunano. Se qualcuno riuscirà a scorgere, fra le righe, sensazioni a lui familiari, comprenderà anche perché persone come noi non possano stare a lungo lontane dalla musica (ascoltata e suonata!), se non con estrema sofferenza interna, e dal benessere che essa riesce a trasmetterci quando riusciamo ad immergerci nelle sue onde: ora tranquille e rilassanti come uno sciabordio, ora sferzanti e impetuose come un maremoto, ma sempre estremamente coinvolgenti.

She gave me love, when love had gone away…” – Anderson Wakeman Bruford & Howe


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