lunedì 21 luglio 2014

SOPHYA BACCINI: Ho dato "voce" ai dipinti di William Blake


Sophya Baccini è bionda ed ha la carnagione molto chiara.
Nulla a che vedere con i prorompenti colori accesi delle donne meridionali.

Eppure parlare con Sophya è come tuffarsi nel Golfo davanti all'Isola di Capri, talmente è prorompente e sana la sua naturale comunicativa, tipicamente partenopea.

Quando parla è un fiume in piena, arricchisce gli argomenti con citazioni e riferimenti e mentre lo fa ti osserva, con i suoi grandi occhi sinceri e comprendi che ciò che sta dicendo è la pura verità o sei disposto ad accettare che lo sia.

Ho visto Sophya varie volte sul palco, sempre come guest degli Osanna.

E' passionale, vibrante e la sua splendida voce, potente e perfettamente modulata, mi cattura ogni volta, dandomi brividi di piacere.
Avendo molto apprezzato i suoi lavori Aradia e Big Red Dragon, piuttosto diversi fra loro, desideravo conoscerla meglio, così ho colto l'occasione del FIM per poter scambiare qualche parola con lei.

Solo qualche minuto che poi deve andare al trucco per le rirpese video” - mi hanno detto – e siamo rimasti a parlare quasi un'ora nella restroom dove si trovava con tutta la sua band.
Stella Manfredi era intenta a scaldare l'archetto del suo violino.


D.: Due napoletani che si incontrano a Genova...

R.: Genova mi piace moltissimo! E pensare che l'ho conosciuta per caso. Ero andata a Milano per registrare un master e poi venimmo qui a Genova, non ricordo neanche perché . L'ho sentita immediatamente familiare, forse per la sua somiglianza con Napoli, la costiera amalfitana...

D.: Si. E' una bella città. La rovinano un po' la ferrovia e i fiumi che la sezionano, ma ha uno splendido centro storico! Dico sempre che io adoro Genova ma lei mi respinge...

R.: Esattamente come Napoli! Sono città di mare, accoglienti ma orgogliose!


D.: Una band tutta al femminile! Seppure non sia una novità assoluta rimane una scelta originale! E' una scelta “di campo”?

R.: Certo! Era un mio pallino da tempo. Fatta eccezione per Chicco (Accetta, il chitarrista), con cui ho un sodalizio artistico da molto tempo, volevo creare una band che fosse di ottima qualità, ma tutta al femminile e finalmente ci sono riuscita! L'ultimo inserimento è stato quello di Isa (Dido, la bassista) ed è stata un'ottima scelta!

D.: Concordo. Tutte brave e belle come te le tue compagne di viaggio!
Il tuo primo album Aradia era più orientato al classico, mentre questo nuovo Big Red Dragon ha sonorità più dure, pur mantenendo una buona dose di echi classici e folkloristici che lasciano trasparire la tua buona napoletanità. Cosa è cambiato?

R.: E' cambiata l'ispirazione. In realtà stavo lavorando in tutt'altra direzione, quando rimasi letteralmente folgorata da un evento inatteso che mi ha portato a riversare la mia attenzione sulle opere e i dipinti di William Blake, il pittore che ha illustrato la Divina Commedia, di cui poi, approfondendo la conoscenza, ho scoperto essere una specie di Leonardo Da Vinci del 1700.

D.: Una specie di Sindrome di Stendhal?

R.: Più o meno, si. Sai... William Blake non era solo un pittore, era anche un poeta e un visionario. La sua fervida immaginazione si manifesta nei suoi incredibili dipinti, fra cui il Grande Drago Rosso (Big Red Dragon in inglese)è quello che mi ha colpito di più!
Ne parlai a Massimo (Gasperini. Lui e Pino Pintabona sono la sistole e la diastole della Black Widow Records) che fu subito entusiasta dell'idea e così andai avanti..
Ogni brano del mio album trae ispirazione da un suo dipinto e con simili riferimenti è quasi naturale che il sound si sposti verso il rock.

D.: Certo. Permane però la tua vena classica in tutto il lavoro. Hai studiato musica?

R.: Si. Sia canto lirico che pianoforte.

D.: Quanto ti hanno aiutato gli studi classici nella composizione dei brani?

R.: Moltissimo. Sono stati un riferimento costante e la base per lo sviluppo armonico dei brani.

D.: Altrimenti, come per alcuni “musicisti” si rimane ancorati sempre agli stessi giri armonici, cioè, come si dice, i soliti quattro accordi?

R.: Lo studio serve a migliorare la tecnica ed ampliare le proprie prospettive, ma occorre avere qualcosa dentro che ti spinge a comporre e la passione di farlo. Altrimenti rimangono soltanto esercizi sterili che non portano da nessuna parte.

D.: Nel tuo album ci sono molti ospiti...

R.: Si. Ognuno di loro è stato il valore aggiunto per completare i brani come sentivo che dovevano essere. Così Christian Decamps (Ange), Elisa Montaldo (Il Tempio Delle Clessidre), Lino e Irivn (Vairetti - Osanna), Aurelio Fierro jr. e tutti gli altri mi hanno dato una mano ad ottenere questo importante risultato di cui sono molto soddisfatta!

Scherzo un po' con il resto della band, ringrazio loro e Sophya e li lascio liberi di prepararsi per il concerto che terranno di lì a poco.

Nessun commento: